Maxwell, James Clerk
(Edimburgo 13.6.1831 - Cambridge 5.11.1879) Fisico britannico. A Edimburgo iniziò i suoi studi di ottica sulla composizione dei colori. I lavori di W. Thomson e di M. Faraday lo indussero a studiare i fenomeni dell’elettricità e del magnetismo, esponendo i primi risultati nella memoria Sulle linee di forza di Faraday (1865). Dal 1856 al 1859 si occupò della teoria cinetica dei gas, in seguito all’interesse destato in lui da uno studio sull’origine degli anelli di Saturno. Tra il 1860 e il 1865 M. iniziò la sistemazione teorica dei fenomeni elettromagnetici, riprendendo le osservazioni di Faraday sull’etere ed esponendo un modello matematico in base al quale le azioni elettromagnetiche subite da un corpo in presenza di cariche in moto dipendevano dalle modificazioni fisiche della regione di spazio circostante, propagantesi a velocità finita (Trattato sull’elettricità e sul magnetismo, 1873). Nel concetto di campo elettromagnetico così introdotto e descritto matematicamente (equazioni di M.), tale velocità di propagazione, nel vuoto, diveniva uguale alla velocità della luce c ed era funzione solo delle costanti elettrostatica e magnetica (permettività dielettrica e permeabilità magnetica del vuoto): iniziava così la moderna teoria elettromagnetica della luce. Tali equazioni, contrariamente a quelle di Newton relative alla meccanica classica, introducevano però il concetto di invarianza rispetto al cambiamento del sistema di riferimento scelto, costituendo così il punto di partenza per la nascita della meccanica relativistica. |
Voce estratta dall'Enciclopedia Zanichelli 2005 a cura di Edigeo.